Nel XVII secolo a Seborga le monete venivano prodotte nella locale zecca, ampio locale situato al piano terreno dell’abitazione dei Monaci, situato ancor oggi nella via Maccario in prossimità della Porta di S. Sebastiano.
Le attrezzature che, in quel tempo, erano servite alla loro coniazione non sono, oggi, più presenti in quanto furono tutte cedute alla Repubblica Genovese dal podestà seborghino Giuseppe Antonio Biancheri nel 1719, a parziale rimborso del debito a suo tempo (1584) contratto dai monaci con Genova e dopo che emissari del Re di Francia ne avevano controllato e inventariato La consistenza nel 1694 e nel 1697.
Le monete coniate in argento a Seborga sono note come “Luigini” in quanto ripetono — come tutte quelle circolanti sotto l’egida del Re di rrancia — il nome del sovrano Luigi, e il diminutivo si riferisce alla circostanza che il valore delle monete seborghine era assai inferiore a quello del "Luigi" francese ( 22 denari La moneta francese e 2 denari quella di Seborga) . Non sono noti sottomultipli del Luigino seborghino. I "Luigini “ presenti oggigiorno sono estremamente rari e se ne conosce I’esistenza di soli 12 esemplari di cui 4 (coniati negli anni 1667, 1668, 1669 e 1670) fanno parte della raccolta numismatica del I' ex Re d’ Italia Vittorio Emanuele III (attualmente di proprietà dello Stato italiano al quale fu liberalmente donata dà I’ultimo Re d ‘Italia Umberto LI di Savoia nel 1948) e si trovano a Roma nel Museo Nazionale di Palazzo Mas simo; 2 (coniati negli anni 1668 e 1669) si trovano presso il Museo Imperiale di Vienna; uno (coniato nel 1668) è presso l’ hotel de Ville di Marsiglia; uno ( coniato nel 1667) si trova nell’ Hotel de Ville di Lione; e 4 ( dei coni i 1667, 1669 e due del 1671) sono in possesso di privati quello a conio 1669 è esposto in questa sala grazie alla disponibilità del privato proprietario.
Dal punto di vista numismatico queste monete hanno grandissimo valore, legato allo scarso numero di esemplari esistenti, e vengono classificati nei Cataloghi specializzati ( Montenegro 1996, Nurnismata 1995) con la sigla convenzionale RRRR cioè 'rarissime" e, conseguentemente, il loro valore venale assurge, oggi ad alcune migliaia di euro ciascuna.
Tutti i I 'Luigini' sono stati coniati — dal 1666 al 1687 —dapprima con la tecnica della battitura a martello (sino al 1670) e quindi anche con quella meccanica a pressa.
I "Luigini” a noi giunti presentano alcune caratteristiche comuni mentre si differenziano fra di loro per altre legate alle diverse coniazioni annuali. Tutti hanno peso compreso tra gr; 2.09 e 3,08 ( pari a 2 denari) , diametro variabile tra 2.08 e 2.22 cm , spessore compreso tra 1.0 e 1.2 mm; e titolo variabile da 934 a 965/1000 (monete ' 'grosse"), e triorfologicamente presentano tutti, sul recto, il busto di un Abate che la maggioranza degli storici riferisce a S. Onorato, fondatore del Monastero Di Lêrins, mentre variabili sono le immagini dei versi , e le diciture a seconda dei Vari coni i,così descrivibili:
Anno 1667 |
Recto
Verso
Recto
|
MONAST+LERINENSE-P-SEPUL SUB-UMBRA-SEDI
Gr 2,27 / 2,30
-MONAST-LERINEINSE-P-SEP
|
Busto dell 'Abate a DX
Pastorale sulla mitra tra 2 palme in scudo coronato
Busto dell I Abate a DX
Pastorale sulla mitra tra 2 palme in scudo coronato
|
Anno 1668 |
Verso
Peso
Recto .Verso
|
SUB-UMBRA-SEDI
Gr 2,16 / 2,18
MONAST-LERTNENSE-P-SEP MONAST-LER_TN-PRIN-SEPUL
Gr 2,23 / 2,29 |
Busto dell 'Abate a DX
Pastorale sulla mitra tra 2 palme in scudo coronato tra 2 rami
Busto del Abate a DX con piccolo nimbo in aria sulla testa |
Anno 1669
|
Verso
Peso
Recto .Verso
|
DECUS-ET-ORNAM-ECCLAE
MONAST-LERIN-PRIN-SEPUL-C-CAS- Pastorale sulla mitra tra 2 palme
|
sulla mitra tra 2 palme in scudo coronato; ai: lati 16 71
|
Anno 1671 |
Recto .Verso |
gr 2,70 / 3,08 |
|
Di queste monete esistono clachi in gesso o in ceralacca e riproduzioni in elettro, di cui 2 in gesso, sono conservati presso il Museo Imperiale di Vienna ( uno della Moneta del 1668 e uno di quella del 1669, entrambi solo recto) 6, in gesso, messo la Raccolta regia a Roma ( due della moneta del 1668 e uno della moneta del 1669, tutte con il recto e il verso) e 56 sono presso il Museo Bicknell di Bordighera, Ricavati dalle monete della Raccolta regia e cosi -suddivise
Anno 1667 9 calchi in gesso (5 del recto e 4 del verso)
2 calchi in lacca (1 del recto e 1 del verso)
6 in elettro ( 3 del recto , 2 del verso e 1 completo
Anno 1668 . .6 scalehi gegsos (3 del recto -9 • 3 del . Verso) 2 in elettro ( del. $ec±o e 1 del .verso-)
Anno 1671 . 12 calchi in gesso (6 del recto e 6 del verso
Anno --i-66B - 2 calchi in Lacca ( 1- del recto e 1 del verso)
Anno 1669 2 in elettro ( 1 del recto e 1 del verso) 2 calchi in gesso ( 1 del recto e 1 del verso) 2 in elettro (1 del recto 1 del verso) 2 calchi in Lacca ( 1- del recto e 1 del verso) 9 in elettro ( 3 del recto, 3 del verso e 3 completi) .
Altri calchi, di tipo però imprecisato , pare siano conservati presso il British Museum a Londra, ma di essi non vi è alcun reale riscontro .
Di queste monete esistono clachi in gesso o in ceralacca e riproduzioni in elettro, di cui 2 in gesso, sono conservati presso il Museo Imperiale di Vienna ( uno della Moneta del 1668 e uno di quella del 1669, entrambi solo recto) 6, in gesso, messo la Raccolta regia a Roma ( due della moneta del 1668 e uno della moneta del 1669, tutte con il recto e il verso) e 56 sono presso il Museo Bicknell di Bordighera, Ricavati dalle monete della Raccolta regia e cosi -suddivise
Anno 1667 9 calchi in gesso (5 del recto e 4 del verso)
2 calchi in lacca (1 del recto e 1 del verso)
6 in elettro ( 3 del recto , 2 del verso e 1 completo
Anno 1668 . .6 scalehi gegsos (3 del recto -9 • 3 del . Verso) 2 in elettro ( del. $ec±o e 1 del .verso-)
Anno 1671 . 12 calchi in gesso (6 del recto e 6 del verso
Anno --i-66B - 2 calchi in Lacca ( 1- del recto e 1 del verso)
Anno 1669 2 in elettro ( 1 del recto e 1 del verso) 2 calchi in gesso ( 1 del recto e 1 del verso) 2 in elettro (1 del recto 1 del verso) 2 calchi in Lacca ( 1- del recto e 1 del verso) 9 in elettro ( 3 del recto, 3 del verso e 3 completi) .
Altri calchi, di tipo però imprecisato , pare siano conservati presso il British Museum a Londra, ma di essi non vi è alcun reale riscontro .